Bologna, così i manifestanti pro-Palestina hanno occupato i binari della stazione: il video con cori e fumogeni

Bologna, così i manifestanti pro-Palestina hanno occupato i binari della stazione: il video con cori e fumogeni



Roma, 28 mag. (Adnkronos) – Ha polarizzato le discussioni sui social network l’episodio di Caivano, in cui Giorgia Meloni ha salutato Vincenzo De Luca ricordandogli l’epiteto da lui rivoltole qualche mese fa (“presidente De Luca, sono quella str..za della Meloni, come sta?”, la si sente dire nel video diventato virale sul web). L’uscita della premier è piaciuta alla maggior parte degli utenti: a favore della Meloni, infatti, si registra un sentiment positivo del 56%, contro il 44% di sentiment negativo, a quanto emerge dall’istant sentiment realizzato in esclusiva per Adnkronos da Vis Factor, società leader a livello nazionale nel posizionamento strategico, tramite Human, la propria esclusiva piattaforma di web e social listening sviluppata con algoritmo a base semantica italiana.

Nella maggioranza dei commenti a favore di Meloni emergono lodi al coraggio e alla franchezza del presidente del Consiglio, ad esempio “Grande Giorgia!” e “Ha fatto bene, coraggiosa!” “gli hai fatto fare una figura di m***a”). Nei commenti critici verso Meloni vengono utilizzati termini forti come “vergogna” e “indegna”.

Le emozioni più associate all’episodio sono sostegno (32,7%), vergogna (29,1%), ironia (18,4%) e rabbia (10,4%).

Giorgia Meloni con il governatore Vincenzo De Luca “ha usato il linguaggio della contemporaneità e della verità che testimonia ironia, divertimento e creatività”, dice all’Adnkronos Vittorio Sgarbi. “Le frasi della premier Meloni sono una presentazione straordinaria, che ripercorre tutta la grande letteratura del Novecento”, sottolinea Sgarbi.

L’ex sottosegretario alla Cultura fa alcune citazioni per corroborare il suo assunto: “L’uso di parolacce, di esclamazioni colorite, parte dal linguaggio irriverente dell’Ubu Re’ di Alfred Jarry, scrittore e drammaturgo francese, passando per le 200 pagine dell’Ulisse di Joyce, fino all’intera opera di Pasolini”, snocciola Sgarbi. Che arriva, nel suo excursus sul linguaggio colorito, al 1989 quando, nel corso di una puntata del ‘Maurizio Costanzo Show’, pronunciò lui stesso per la prima volta nella tv italiana la parola ‘stronza’ all’indirizzo di una professoressa ospite del talk, che lo aveva definito “un asino poetico”.

“Fu un modo per far entrare nella tv il linguaggio quotidiano – ricorda Sgarbi – Motivo per il quale la Meloni con le parole di oggi avrà un effetto creativo fra i giovani”. Secondo il critico d’arte “la Meloni o Draghi non possono dire ‘stronza’, ma Giorgia può dirlo – chiosa – Perché si è inserita in un percorso di realtà”.

“Meloni ha detto a De Luca ‘sono quella str…’? Sono d’accordo con il presidente del Consiglio”. Ironizza così Vauro, commentando all’Adnkronos le parole del premier. “Direi che la Meloni ha completato bene la nota filastrocca: sono Giorgia, sono cristiana, sono una donna, sono una madre, sono una str…. Potrebbe usarlo per la campagna elettorale”, scherza Vauro.

“Fuori da qualunque giudizio ideologico: è stata un’asfaltata pesante, il perfetto esempio della vendetta servita fredda. Ha aspettato che il cadavere passasse sul fiume, anzi ha aspettato di trovarselo davanti e poi ha sferrato il colpo”. È il commento di Osho, al secolo Federico Palmaroli, re delle vignette satiriche, sul gesto di Giorgia Meloni. “Non ho mai visto De Luca con una faccia così, lo ha atterrato. Ancora più clamoroso che arrivi subito dopo il caso delle parole di Papa Francesco”, prosegue Palmaroli. “In 24 ore il pontefice argentino e la premier italiana hanno mandato in soffitta anni di politicamente corretto. Magari da lei te la aspetteresti pure, ma da lui…”

“I detrattori diranno che un presidente del Consiglio non dovrebbe dire cose del genere, ma anche De Luca è un presidente di regione, non è certo l’ultimo arrivato. Eppure i suoi video, spesso pieni di insulti, sbeffeggi e turpiloqui, sono considerati dei capolavori di comunicazione. Anche dopo l’uscita del famigerato fuorionda della ‘stronza’, non ricordo sollevazioni dal mondo politico, in particolare da quello femminile. Nell’agone politico secondo me non ci dovrebbe essere differenza tra uomo e donna, ma c’è chi vive denunciando ogni parola fuori posto. Ecco, quando si è trattato della Meloni, nessuno si è scapicollato a difenderla. E lei si è difesa da sola. Tanto più che sui social, che per lavoro osservo attentamente, la gran parte dei commenti è divertita, non sto trovando molte critiche”, conclude.

“La Meloni è permalosa, è una che si lega al dito qualsiasi cosa, ma questo è un aspetto caratteriale su cui non si discute, ci sono persone che si fanno scivolare addosso le cose (io sono uno di questi), lei evidentemente no”. Commenta così con l’Adnkronos Giuseppe Cruciani, conduttore de “La Zanzara” su Radio24. “Questo tipo di cose”, prosegue Cruciani, “come i video di TeleMeloni, devono far sorridere, devono essere presi con la giuste dose di leggerezza. Giorgia Meloni quando è in campagna elettorale dà il meglio di sé. E poi a sgarbo istituzionale risponde a sgarbo istituzionale. Non molla niente. À la guerre comme à la guerre. De Luca l’aveva chiamata ‘la stronza’ e lei risponde con la stessa moneta, per di più a casa sua”.

Mi alzo in piedi e posso solo applaudire, standing ovation”, le parole di Iva Zanicchi all’Adnkronos.

“Premesso che a me De Luca sta simpatico, siamo amici, sembra Totò, ma è stato lui a chiamarla ‘stronza’, e dopo che lei dice ‘sono quella stronza’ non va bene?”. Così Vittorio Feltri all’Adnkronos. “Ormai, qualunque cosa dica la Meloni non va bene. Siamo al ridicolo”, aggiunge Feltri.

“Non è una questione di vincere o perdere nella gara della comunicazione”, dice all’Adnkronos Claudio Velardi, direttore del “Riformista”. “Fare comunicazione efficace non è un tema di grande interesse, né fronte De Luca né fronte Meloni, ed è anche piuttosto semplice. Non bisogna essere degli scienziati per comunicare bene. Io ne faccio un problema diverso: si tratta di incrociare una comunicazione efficace con le crescenti responsabilità istituzionali, cui corrispondere con uno standing sempre più elevato. È un problema di postura. E di conseguente posizionamento, di sistema e non più di parte. Anche noi comunicatori dobbiamo renderci conto che la comunicazione è una funzione, tuttalpiù un vestito che non deve stonare. Quando essa prevale sul resto, è finita. Se vuoi crescere, e qui parlo di chi ha responsabilità istituzionali, devi governare le tue pulsioni. D’altronde dissimulare è il senso più profondo della politica. La ‘sincerità’ è uno stadio primitivo della politica”.



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di F. Q.
www.ilfattoquotidiano.it
2024-05-28 18:57:44 ,

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